martedì 31 dicembre 2013

ERIK LAMELA-1992-ARGENTINA


"Cosa mi è mancato nei miei due anni giallorossi? Sicuramente vincere qualcosa. Spero di farlo qui al Tottenham".

Nome: Erik
Cognome: Lamela
Data di nascita: 4 marzo 1992
Luogo di nascita: Buenos Aires

Il calcio a 5 è uno sport di tipo sia pericoloso che noioso…….
Non pochissimi appassionati di calcio e di sport più in generale hanno questa idea riguardo al calcetto.
Eppure tanti calciatori provengono da questo mondo.
Uno dei più noti è Erik Lamela, che infatti fino all’età di quattordici anni giocava nella squadra del quartiere su un campo di dimensioni più piccole del classico campo da calcio ad 11.
Ha fatto le giovanili nello storico club del Pedro Lozano, da ha vestito bambino anche le maglie del Crystale, del Santa Rita, dell’Estrella Maldonado, della Juventud Devoto, del Boulogne, del Savio 80 e del Punto de Encuentro.
Sin da piccolo si dice che abbia le qualità per vivere di calcio come professionista.
E’ cresciuto sui campi di periferia, mostrando subito un’altra stoffa rispetto ai suoi coetanei.
Ha trascorso l’infanzia a Villa Devoto, dove dopo l’esperienza di Napoli abitò pure Diego Armando Maradona.
All’età di dodici anni, durante il torneo giovanile “Arousa” in Galizia, aveva regalato spettacolo con i giovani del River Plate.
Aveva vinto la finale per 5-1 con il Valencia ed era stato eletto mi­glior giocatore della manifestazione.
Carles Rexach (ex giocatore ed allenatore del Barca, che portò Messi in Catalogna), dopo quella manifestazione, lo voleva al Barcellona.
L’offerta era di centomila euro all’anno per la famiglia ed una borsa di studio per lui e i due fratelli.
Il River scelse di bloccare la trattativa, intuendo che in futuro il suo talento avrebbe potuto fruttare cento volte tanto, come direbbe Gesù nella parabola dei talenti, che ben si può utilizzare in questi articoli, visto anche il titolo del blog.
Il debutto in campionato avviene il 13 giugno 2009 nella gara contro il Tigre.
Questo è uno dei periodi più felici degli ultimi anni del River, che sono stati parecchio bui.
In quella squadra giocava un certo Radamel Garcia Falcao (uno che solo contando il campionato negli ultimi quattro anni ha fatto 102 gol) che di certo non ha bisogno di nessuna presentazione.
Anche la stagione successiva colleziona un altro spezzone di gara.
Il 2010-11 è invece la stagione calcistica che gli permette di spiccare il volo.
Il primo gol in carriera è una vera e propria perla, un magnifico pallonetto che lascia di sasso la difesa del Colon di Santa Fè.
Gioca trentadue gare di campionato e mette a segno quattro realizzazioni, anche se la stagione si concluderà in modo a dir poco triste, con la retrocessione del club nella serie cadetta e grossi disordini causati dalle voraci e feroci proteste degli ultras, che costrinsero anche i giocatori a stare barricati negli spogliatoi, non prima di aver causato numerosi feriti dopo gli scontri con la polizia di servizio allo stadio quella sera.
Il Coco dimostra di aver buoni numeri, tanto che è lui uno dei primi acquisti della nuovo Roma americana di Thomas Di Benedetto.
La Roma investe parecchio in lui: poco meno di 20 milioni di euro tra costo del cartellino, bonus e tasse: per l'esattezza 12 milioni in due anni, più 2 di bonus (il primo dopo dieci presenze, il secondo dopo 20), oltre ai 2 milioni di commissioni agli agenti del giocatore e 3,6 milioni di tasse (25 per cento dell'importo) imposti dal regime fiscale argentino sui trasferimenti internazionali, per un conto totale di 19,6 milioni, non poco per un ragazzo che l’anno prima era un semisconosciuto al grande pubblico.
Dopo un inizio difficile dovuto ad alcuni fastidi fisici, ecco che alla prima presenza arriva il gol, al minuto numero sei di Roma-Palermo 1-0.
A fine anno quattro reti e sette assist, mentre è fondamentale nel passaggio del turno dei quarti di finale di Coppa Italia contro la Fiorentina, visto che mette a segno una doppietta contro i malcapitati viola.
Nel turno successivo si fa però espellere per un pugno rifilato in maniera stupida a Chiellini, con punteggio già a favore della Juventus, che usufruiva del vantaggio di giocare tra le mura amiche.
Un altro episodio che fa chiaccherare parecchio è una lite tra lui ed Osvaldo dopo la sconfitta di Udine, con l’italo-argentino che avrebbe schiaffeggiato il compagno rimproverandolo di troppi preziosismi durante la sconfitta contro gli uomini di Francesco Guidolin.
L’anno dopo c’è un nuovo corso, quello di Zeman.
Lamela pare faticare ad assimilare i metodi del boemo, eppure la sua stagione è a dir poco stupenda.
Il magic moment è quello che lo accompagna dalla settima alla dodicesima giornata: sette reti in sei partite, mica male insomma……
L’apice del rendimento è raggiunto in un posticipo domenicale di dicembre 2012 contro il Milan, nel quale tira matta la difesa del Milan realizzando due reti.
A fine anno la sconfitta nella finale di Coppa Italia rende la piazza assai insoddisfatta ed ormai all’esasperazione, dopo un’estate passata a sognare con Zeman ed il suo calcio champagne.
Il 28 agosto passa al Totthenam per la cifra di 30 milioni di euro più cinque di bonus.
La squadra va peggio degli altri anni, e il Coco non trova lo spazio in squadra che pensava di avere.
Più soddisfazioni in Europa League che in campionato, poiché in campo internazionale ha finora segnato un gol e confezionato tre assist.
Il suo obiettivo era però quello di avere spazio con continuità per giocare il Mondiale 2014 con l’Argentina.
A gennaio si parla con insistenza di un suo possibile ritorno in Italia, soprattutto sponda Inter.
Chissà che in quel caso il Brasile non possa essere più vicino…..

CARATTERISTICHE TECNICHE

Una delle prime volte che lo osservai in tv rimasi folgorato dal modo in cui le povere difese avversarie erano costrette a tentare di arginare le sue giocate ricche di classe e fantasia.
Dotato di un sinistro d’oro (ma anche col destro sa gestire discretamente la sfera), può giocare in tutti i ruoli dell’attacco.
Da giovane era più lontano dalla porta rispetto a quanto non lo sia ora, visto che in Italia o in Inghilterra è stato quasi sempre esterno d’attacco, mentre in Argentina, soprattutto da giovane, veniva impiegato come trequartista alla Kakà, anche a causa del fatto che col tempo ha imparato a giocare di più la palla, rendendo così necessario un cambio di posizione in campo.
Tende a partire da destra per poi accentrarsi, movimento tipico anche di Cristiano Ronaldo.
1,82 di altezza e 78 kg di peso, il buon fisico lo può aiutare in un calcio fisico come quello inglese.

NAZIONALE

La prima convocazione è con l’Under 20, per i Mondiali in Colombia.
L’Argentina si presenta con un discreto potenziale (Lamela,Cirigliano,Iturbe,Facundo Ferreyra).
Erik segna subito, nella gara del debutto contro il Messico (rete decisiva: 1-0).
L’Argentina supera il turno come prima nel girone F.
Agli ottavi c’è l’Egitto, che viene eliminato proprio dall’attuale attaccante del Totthenam, che realizza una doppietta su rigore, a cui risponderà in modo pleonastico Salah (che ha fatto fortuna al Basilea qualche anno dopo).
Ai quarti il Portogallo, con cui la battaglia finisce ai rigori: passano i lusiatani, che arriveranno fino alla finale, sconfitti con onore dal Brasile di Neymar ed Oscar.
Il Coco realizza il suo tiro dagli undici metri, ad ogni modo, chiudendo bene un ottimo mondiale.
Aveva esordito in nazionale maggiore già qualche mese prima, in un incontro contro il Paraguay, in cui il ct Sabella aveva scelto di convocare solo giocatori che militavano in Argentina.
Gioca anche un paio di gare di qualificazione al Mondiale, di cui una in cui era titolare contro l’Uruguay di Luis Suarez.
Ha giocato da titolare anche l’amichevole all’Olimpico di Roma organizzata lo scorso Ferragosto in onore di papa Francesco.

Nessun commento:

Posta un commento